Leonidi 1999

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    L'evento. Al termine della seconda decade di novembre la Terra percorre, ogni anno, quel tratto di orbita nei pressi del nodo della cometa 55P/Tempel-Tuttle, progenitrice dello sciame, attraversando le nubi di polveri disseminate dalla stessa nei suoi ultimi passaggi. Questi minuscoli frammenti, estremamente veloci (71 km/s), penetrando nell'atmosfera terrestre eccitano i gas che la compongono producendo una scia luminosa più o meno intensa in relazione al loro diametro. Le possibilità di incrociare un ricco sciame di Leonidi - che prendono il nome dalla costellazione del Leone, ove è situato il radiante - sono decisamente maggiori in corrispondenza del ritorno della Tempel-Tuttle nei pressi del Sole, cosa che avviene ogni 33 anni e tre mesi circa. Ad ogni suo passaggio la cometa perde consistenti quantità di polveri che si allontanano ad una velocità esigua in confronto a quella del nucleo e che vanno a disporsi approssimativamente lungo l'orbita della cometa. Ma la coincidenza del transito al perielio non è l'unico fattore a determinare la probabilità di una pioggia di Leonidi. Infatti è possibile che nubi di polveri, perse dalla cometa molte rivoluzioni prima, possano rimanere compatte per diversi secoli, continuando ad orbitare intorno al Sole, e ritrovarsi su quel tratto di orbita che incrocia l'eclittica tra il 17 e il 19 novembre, investendo il pianeta. Pertanto è molto difficile prevedere con precisione assoluta la portata, la durata e il momento esatto dell'evento. Un eccezionale lavoro per la determinazione di queste informazioni con un minimo margine di errore è stato terminato quest'anno dagli astronomi Asher e McNaught, nell'ambito di una collaborazione anglo-russa. Analizzando le orbite della Tempel-Tuttle nei secoli addietro e tenendo conto degli effetti gravitazionali esercitati al contempo dai pianeti, si è giunti a determinare la posizione e la dinamica di ciascun addensamento di polveri emesso dalla cometa al suo passaggio al perielio. E' bastato poi integrare al calcolatore i dati raccolti per avere un'accurata mappa della distribuzione e i periodi orbitali degli addensamenti di polveri che sono causa delle Leonidi. Dall'analisi della mappa si è attribuita la causa delle spettacolari "tempeste" di Leonidi del 1966 e del 1833 al transito del nostro pianeta per il centro di nubi di polveri rilasciate dalla cometa alcune rivoluzioni prima (per quella del 1966 si parla del passaggio del 1899...).

 

    Per il 1999 le previsioni del modello si Asher hanno stimato il passaggio del nostro pianeta nuovamente in prossimità dell'addensamento rilasciato 100 anni fa, in posizione (purtroppo) più difilata dal centro, dove la densità di detriti è decisamente più elevata, ma comunque tale da garantirci lo spettacolo a cui abbiamo assistito. Esatta e precisa è stata anche la previsione dell'ora del picco del fenomeno stimata intorno alle 2:08 UT della mattina del 18 novembre. Per il picco avutosi tra le 2:00 e le 2:10 UT, osservatori europei e del Medio Oriente concordano in un tasso orario di oltre 1500 meteore per singolo osservatore (in Spagna oltre 1800 meteore/ora!), un valore più di dieci volte superiore rispetto a quello registrato negli anni precedenti.

 

La trasferta osservativa

    Purtroppo le condizioni meteorologiche della seconda metà di novembre non hanno favorito gli osservatori del Sud Italia, costringendo quei pochi decisi a non perdersi l'evento a spostamenti frenetici alla ricerca di uno sprazzo di cielo aperto. Personalmente mi sono mosso insieme agli amici dell'UAN dal napoletano, dove pioveva ininterrottamente dal mattino, in direzione di Avellino fino a raggiungere località Volturara. La scelta del sito è stata felice in quanto ci ha offerto un buon 3/4 d'ora di osservazioni, tra le 0:15 e le 1:00, sotto un cielo particolarmente scuro e limpido. Dopo quest'ora le nuvole che sopravanzavano minacciose ci hanno costretto a invertire la rotta del viaggio, in direzione Ovest, dove si intravedevano degli squarci nelle nuvole che facevano ben sperare. In prossimità delle 2:00 siamo in autostrada, avendo da poco superato Avellino. Il massimo delle Leonidi è imminente e, trovandoci in corrispondenza di quel po' di cielo aperto che avevamo visto da sopra, decidiamo di fermarci alla prima piazzola di sosta.

    Nonostante il cielo fosse coperto per il 60% da un sistema di nuvole in continua evoluzione, vediamo decine di meteore accendersi per gli sprazzi di cielo aperti. In questi minuti intensi ne abbiamo contate una media di circa 10 per minuto: un valore considerevole, considerato che potevamo "accedere" solo a una parte del cielo, peraltro con mag. limite 4. Nonostante parecchie Leonidi di quelle osservate siano state di magnitudine negativa, lasciando talvolta una traccia evanescente sul cielo per pochi secondi, non abbiamo osservato alcun bolide a differenza di altri - più fortunati - osservatori del Nord Italia. Del resto anche il modello del team di Asher (vedi sopra) per il 1999 prevedeva carenza di bolidi, a differenza dell'anno precedente, quando ne furono osservati molti di più. Ma allora non si potette parlare di pioggia.

 

 

Leonide delle 0.31UT in Orione

Video acquisito mediante HandyCam Sony TRV310 D8.

Tempo esposizione singoli frame: 1/3 sec.

 


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